martedì 5 luglio 2016

IL CASO PEARL HARBOR

''..e mentre sto parlando a voi, madri e padri, vi do un'altra assicurazione. L'ho gia' detto altre volte, ma lo ripetero' all'infinito. I vostri ragazzi non verranno mandati a combattere nessuna guerra straniera....potete quindi definire qualsiasi discorso sull'invio di eserciti in Europa come pura menzogna''

Riguardo allo storico attacco di Pearl Harbor, i libri di scuola, i film, i documentari e tutti i reportage storici allineati alle versioni ufficiali ci hanno raccontato solo una verita' di comodo. Attraverso i canali d'informazione istituzionali e' stato ripetuto fino alla nausea che nel 1941 un brutale attacco aereo giapponese a sorpresa anniento' la flotta americana del Pacifico, lasciando sul campo migliaia di vittime innocenti. Tale versione dei fatti venne diramata dalla Casa Bianca allo scopo di scatenare l'indignazione del popolo americano. Da qui, a legittimare la sua chiamata al fronte come un dovere morale, il passo e' stato molto breve.
Sono passati molti anni da quel drammatico 7 dicembre 1941, ma la storia continua a riemergere inquietante, come il cadavere di un omicidio che non vuole affondare. Le numerose inchieste pubbliche e private condotte su Pearl Harbor sembrano infatti avere raccolto ormai sufficiente materiale probatorio per ricostruire una volta per tutte il vero corso degli eventi in questione.

La censura della storia

Il Giappone, contrariamente a quanto viene convenzionalmente accettato nella letteratura istituzionale didattica mondiale, venne deliberatamente provocato a reagire militarmente da Roosevelt (Gran Maestro massone del 33°) in tutti i modi possibili. Tale strategia d'azione fu definita nero su bianco nel riservatissimo piano McCollum, uno scottante documento che alcuni ricercatori sono riusciti a rendere di pubblico dominio.
Nel corso del tempo, inoltre, sono emerse numerose prove che dimostrano come i servizi dell'Intelligence americana riuscirono a decriptare tempestivamente tutti i piani dell'imminente attacco giapponese. La strage di Pearl Harbor, quindi, poteva essere evitata e con essa naturalmente anche la partecipazione dell'America alla guerra. A confermarlo, ci sono persino le testimonianze rese da alti ufficiali della marina americana (come quella dell'ammiraglio Husband Kimmel o del generale Richardson). Ed e' proprio da questi ultimi infatti che e' partita la 'prima pietra dello scandalo'. Le loro versioni sulla vicenda sono oggi disponibili in molte dettagliatissime pubblicazioni, a cominciare, da 'Il giorno dell'inganno' di Robert B. Stinnet (pluridecorato USA per il valore militare 1942-46).
Le fonti delle informazioni che sono alla base delle accuse contro Roosevelt non sono costituite (come qualcuno potrebbe pensare) dalle malsane elucubrazioni di estremisti anti-americani, ma provengono direttamente dagli archivi miltari USA o dagli stessi ufficiali della marina che prestarono servizio durante la guerra del Pacifico. La ragione di questa situazione per cosi' dire 'anomala' e' in realta' molto semplice da spiegare. Il piano McCollum caldeggiato da Roosevelt ha rappresentato un crimine commesso contro tutte le nazioni che poi sono state chiamate alle armi. La prima vittima di questa tipologia di complotti e' sempre stata il popolo, non da ultimo proprio quello americano, ammiragli compresi. Ecco perche' tra i cosiddetti 'anti-americani' che si oppongono alla versione ufficiale su Pearl Harbor compaiono anche i nome 'ingombranti' di autorevoli studiosi e testimoni a stelle e striscie. Molti di loro infatti compresero perfettamente che il vero nemico della pace non venva dal lontano Pacifico, ma si annidava invece nella stessa America, tra i membri della Casa Bianca e gli abitanti dei lussuosi uffici di Wall Street.
Di conseguenza, le generiche accuse di antiamericanismo rivolte contro chiunque cerchi di portare a galla la verita' su Pearl Harbor risultano essere veramente fuori luogo.
Viceversa, le prove contro il governo Roosevelt pesano come un macigno che nessun perito della commissione ufficiale d'inchiesta e' riuscito a smuovere di un millimetro. La flotta USA avrebbe potuto tranquillamente essere messa in salvo, ma si fece l'esatto opposto, affinche' migliaia di soldati americani trovassero la morte sotto le bombe giapponesi.
Perche'? La risposta e' tanto chiara quanto scandalosa. Il vero obiettivo di Roosevelt era quello di creare il roboante casus belli di cui avevano bisogno i poteri forti per coinvolgere la nazione americana nel conflitto. E dallo stesso momento in cui venne deciso che le navi da guerra USA con tutto il loro carico umano sarebbero servite da esca, la base di Pearl Harbor venne deputata a questa funzione sacrificale. Quella che accadde dopo fu solo la cronaca di una strage annunciata...
Il Giappone quindi non solo si trovo' a dover sopportare le gravi azioni di provocazione messe in atto con il piano McCollum, ma venne anche 'indotto in tentazione' dallo stesso Roosevelt che 'suggeriva' ai generali nipponici la soluzione della crisi con un colpo di mano. Come?
Semplicemente 'porgendo il fianco' della sua flotta al nemico. Le navi da guerra americane infatti vennero constantemente mantenute in zona di pericolo per ordine diretto del presidente. Il comando giapponese fu cosi' spinto a credere di dover approfittare di un'occasione irripetibile per cercare di vincere una guerra ormai inevitabile contro il gigante americano.
Ma cadde solo nella trappola...

Come e' cambiata l'America dopo Pearl Harbor

Prima del fatidico 7 dicembre 1941, l'ottanta per cento della popolazione americana (sondaggio realizzato in America nel settembre 1940) era contraria a mandare i propri figli a morire per una guerra lontana e il signor Roosevelt, proprio come il signor Wilson, venne eletto presidente grazie alla promessa che non avrebbe mai trascinato la nazione in un conflitto. Ecco infatti cosa dichiaro' pubblicamente ai suoi elettori ''....e mentro sto parlando a voi, madri e padri, vi do un'altra assicurazione. L'ho gia' detto altre volte, ma lo ripetero' all'infinito. I vostri ragazzi non verranno mandati a combattere nessuna guerra straniera...''.
Ma nonostante queste dichiarazioni d'intenti volte solo ad accattivarsi il consenso di un'America pacifista, il procurato attacco giapponese e il conseguente bagno di sangue di Pearl Harbor provocarono un'ondata emotiva tale che l'opinione pubblica americana muto' repentinamente atteggiamento, optando, come cinicamente previsto, a favore dell'intervento militare. In sostanza, senza un episodio come quello di Pearl Harbor l'amministrazione americana non avrebbe mai potuto trascinare il Paese in guerra e il presidente Roosevelt avrebbe dovuto 'suo malgrado' mantenere le promesse fatte alla nazione.

Il piano McCollum

Grazie al Freedom of Information Act promosso dal parlamentare USA John Moss, molti ricercatori indipendenti hanno potuto avere accesso a uno straordinario numero di documenti sulla guerra del Pacifico. Dallo studio accurato di questi e' poi emersa tutta la sconcertante verita'; si viene cosi a sapere che gia' il 7 ottobre del 1940 nel quartier generale della Marina di Washington circolo' un bollettino destinato a compromettere per sempre l'amministrazione Roosevelt nella premeditazione della guerra. Il dispaccio proveniva dall'ufficio dei servizi informativi ed era indirizzato a due dei piu' fidati consiglieri del presidente, i capitani della Marina Walter S.Anderson e Dudley W. Knox.
Al suo interno recava la sottoscrizione in calce del capitano di corvetta Arthur H. McCollum, un militare esperto dei costumi del 'Sol Levante'. Quest'ultimo infatti aveva trascorso diversi anni in Giappone e ne conosceva perfettamente la cultura, si poneva quindi come l'uomo adatto per studiare una strategia di provocazione. McCollum elaboro' cosi' un piano che prevedeva otto diverse modalita' d'azione per ingaggiare una guerra con il Giappone.
Il documento si componeva di cinque pagine e in esso si faceva esplicito riferimento alla creazione di quelle condizioni che avrebbero costretto i giapponesi a una reazione armata contro gli USA. Una volta che questa si fosse verificata, la nazione americana si sarebbe ritrovata automaticamente invischiata nell'intero conflitto mondiale. Proprio cio' che volevano gli oscuri signori della guerra in doppiopetto e bombetta. La stipula del famoso patto tripartito (siglato a Berlino il 27 settembre 1940), garantiva infatti alle forze dell'Asse (Germania, Italia, Giappone) mutuo soccorso reciproco durante tutto il conflitto.
Le operazioni da seguire per raggiungere questo obiettivo sono qui di seguito sinteticamente elencate :
1-Accordarsi con la Gran Bretagna per l'utilizzo delle basi inglesi nel Pacifico, soprattutto Singapore
2-Accordarsi con l'Olanda per utilizzare le attrezzature della base e ottenere provviste nelle Indie orientali olandesi (l'attuale Indonesia).
3-Fornire tutto l'aiuto possibile al governo cinese di Chang Kai Shek
4-Inviare in Oriente, nelle Filippine o a Singapore, una divisione di incrociatori pesanti a lungo raggio
5-Spostare le due divisioni di sottomarini in Oriente
6-Tenere la flotta principale degli Stati Uniti nei pressi delle isole Hawaii
7-Insistere con gli olandesi affinche' rifiutassero di garantire al Giappone le richieste per concessioni economiche non dovute, soprattutto riguardo al petrolio
8-Dichiarare l'embargo per tutti i commerci con il Giappone, parallelamente all'embargo dell'Impero Britannico
Il bollettino McCollum delle otto azioni e' stato scoperto da Robert B. Stinnett il 24 gennaio 1995 nella scatola n. 6 di una speciale raccolta della Marina degli Stati Uniti, RG 38, Modern Military Record Branch degli Archives II.

Le altre prove del complotto

Cio' premesso, la versione ufficiale ha escluso comunque qualsiasi tipo di coinvolgimento del presidente Roosevelt in un complotto contro le nazioni. Una conclusione 'politica' che pero' non trova alcun fondamento nella storia. Roosevelt venne infatti complessivamente informato del 'pericolo' di un imminente attacco giapponese da almeno ben otto fonti diverse. Inoltre il 27 e 28 novembre 1941 gli alti ufficiali americani ricevettero un ordine che la dice lunga sulle vere intenzioni del governo Roosevelt : '
Gli Stati Uniti desiderano che il Giappone compia il primo atto diretto''. Un comunicato che, stando alla testimonianza del ministro della Guerra Henry L. Stimson, venne emanato direttamente da Roosevelt (anche se in realta', come verra' chiarito in seguito, Stimson cerco' solo di scaricare tutti i dubbi e le ombre di cospirazione sul presidente).
Eclatante a tal proposito anche il messaggio scritto al Segretario di Stato Cordell Hull dall'ambasciatore americano a Tokyo Joseph Grew il 27 gennaio 1941. Nella riservatissima missiva che Hull si affretto' a distribuire ai servizi informativi (e quindi anche direttamente al presidente) si leggeva infatti a chiare lettere che in caso di guerra Pearl Harbor sarebbe stato il primo bersaglio.
Ma ecco cosa affermava esattamente il testo del cablogramma in questione: ''Un collega peruviano ha rivelato a un membro del mio staff di aver sentito da diverse fonti, compresa una fonte
giapponese, che le forze militari giapponesi hanno progettato, in caso di problemi con gli Stati Uniti, di tentare un attaccoa sorpresa su Pearl Harbor impiegando tutte le strutture militari a loro
disposizione. Ha aggiunto inoltre che, sebbene il piano possa sembrare una fantasia, il fatto che lo abbia sentito da piu' parti lo ha indotto a passare l'informazione''.
E se, come anticipato, l'intelligence USA era in grado di decriptare i messaggi in codice giapponesi gia' molto tempo prima di Pearl Harbor, il presidente deve necessariamente aver conosciuto con largo anticipo le modalita' con cui sarebbe avvenuto l'attacco a 'sorpresa' giapponese. Al contrario, i comandanti del contigente americano direttamente interessato, e cioe' l'ammiraglio Husband Kimmel e il tenente generale Walter Short, vennero tenuti completamente all'oscuro di quanto stava realmente accadendo, onde evitare che potessero adottare le opportune contromisure (come per esempio richiedere uno spostamento della flotta in una zona piu' sicura).
Il giorno dell'attacco nella base di Pearl Harbor non era stato neppure proclamato lo stato d'allerta e le perdite umane furono spaventose. Si verifico' cosi' proprio quella strage degli innocenti che serviva all'amministrazione americana per mobilitare l'indignazione del popolo americano. Il bollettino di guerra fu straziante, sette navi da guerra affondate all'ancora, 2273 morti (tra civili e militari) e 1119 feriti.
Quando vennero aperte le prime indagini nella commissione d'inchiesta del 1946, fu esclusa ufficialmente qualsiasi responsabilita' diretta di Roosevelt, sulla base dell'assunto che il presidente non fosse mai venuto a conoscenza del piano McCollum. Tuttavia esiste ormai un castello di prove che dimostra l'esatto opposto. E per fare maggiore chiarezza, basti dire che le perizie scientifiche svolte sul famoso protocollo hanno accertato la presenza delle sue impronte digitali su ognuna delle cinque pagine del piano. In un processo 'normale' tale materiale probatorio sarebbe stato sufficiente a far condannare chiunque oltre ogni ragionevole dubbio. Roosevelt peraltro ordino' di spostare buona parte della flotta USA alle Hawaii proprio il giorno successivo alla divulgazione del suddetto bollettino e quindi in completa ottemperanza al piano McCollum. Tale disposizione della Casa Bianca infatti non poteva essere connessa ad alcun' altra strategia militare razionale se non quella della provocazione.

Le proteste degli alti ufficiali.

Il trasferimento di preziose unita' navali americane nelle acque del Pacifico risulto' quindi talmente incomprensibile agli alti ufficiali di marina che prima di essere accettato dovette scontrarsi con le animose proteste dell'ammiraglio Richardson qui di seguito riportate testualmente : ''Signor presidente, gli ufficiali piu' anziani della Marina non hanno fiducia nella guida civile di questo paese...''. Richardson dimostro' risolutamente tutto il proprio disappunto, in quanto, da buon ufficiale di marina, sapeva bene che stanziare la flotta nelle acque delle Hawaii sarebbe stato interpretato dal comando giapponese come un chiaro atto di ostilita', o meglio come i preparativi per un'aggressione. Proprio cio' che Richardson per lealta' al suo Paese avrebbe voluto evitare. Il documento programmatico di McCollum del resto non lasciava dubbi di sorta circa le sue reali finalita' provocatorie. E in particolar modo alla lettera D, dove contemplava addirittura l'invio di navi da guerra americane nelle acque territoriali giapponesi o appena fuori di esse.
Durante i riservatissimi briefing militari che si tennero alla Casa Bianca, Roosevelt si dimostro' irremovibile sulla necessita' di porre in atto simili azioni. Non accetto' mai alcuna obiezione o variazione del piano. E, dopo avere programmato gli sconfinamenti della flotta americana sotto l'appellativo di 'missioni a sorpresa', dichiaro' espressamente : ''Voglio semplicemente che sbuchino qua e la' e che i giapponesi continuino a chiedersene la ragione....''. Affermazioni queste che incontrarono anche le obiezioni degli altri alti ufficiali.L'ammiraglio Husband Kimmel, per esempio, quando venne posto di fronte all'ordine di condurre 'missioni a sorpresa' per provocare i giapponesi si lascio' scappare la seguente affermazione : ''E' una mossa sconsiderata e compierla portera' alla guerra''. Ma quando l'ammiraglio Kimmel si rese conto che Roosevelt non aveva alcuna intenzione di tornare sui propri passi, preferi' scendere a compromessi e offir' la sua collaborazione all'unica condizione di venire tempestivamente informato delle contromosse giapponesi. Il ''dietro-front'' di Kimmel venne quindi premiato con una promozione al grado di ammiraglio e con la nomina di comandante in capo della flotta del Pacifico.
L'ammiraglio Richardson invece, che mantenne coraggiosamente la sua posizione, venne rimosso il 1 febbraio 1941 durante una importante riorganizzazione della Marina. Roosevelt ordino' infatti la suddivisione delle forze navali in due contingenti distinti, una flotta per l'Atlantico e l'altra per il Pacifico, un escamotage che gli consenti' di liberarsi agevolmente degli ufficiali non allineati ai suoi programmi e di preparsi nello stesso tempo ad affrontare un conflitto allargato alla Germania.
La registrazione degli ordini emanati direttamente da Roosevelt nel periodo a cavallo tra marzo e luglio 1941 dimostra ancora piu' dettagliatamente quanto egli fosse realmente immischiato nel piano McCollum. Il presidentem diede disposizioni di sua iniziativa e persino contro il parere dei suoi piu' alti ufficiali per violare reiteratamente il diritto internazionale. Vennero quindi dispiegati gruppi navali militari operativi in pieno assetto di guerra al confine delle acque territoriali giapponesi, allo scopo di compiere tre 'missioni a sorpresa'.
Altri indizi inquietanti riguardo un diretto coinvolgimento del presidente in una cospirazione provengono dal modo in cui vennero organizzati i servizi informativi. Le traduzioni dei messaggi in codice giapponese, per esempio, dovevano pervenire direttamente nelle sue mani o in quelle di soggetti da lui autorizzati. Tutte le intercettazioni militari e diplomatiche giapponesi gia' decodificate arrivarono quindi alla casa bianca bypassando l'ammiraglio Kimmel, il comandante in capo della flotta nel Pacifico. In questo modo venne garantita la massima segretezza possibile sulle reazioni di Yamamoto alle provocazioni americane, persino nei confronti dello stesso Stato Maggiore americano. E appena le 'missioni a sopresa' ebbero inizio, le navi da guerra americane cominciarono a scorazzare intorno alle acque territoriali giapponesi arrivando a insidiare perfino lo stretto di Bungo, ovvero l'accesso principale al Mar del Giappone. Ne scaturi' una crisi diplomatica che culmino' con le proteste ufficiali del Ministero della Marina giapponese. La lettera, che venne consegnata all'ambasciatore Grew di Tokyo, denunciava quanto segue : ''Nella notte del 31 luglio 1941, le unita' della flotta giapponese ancorate nella Baia di Sukumo (stretto di Bungo) hanno captato il suono di eliche che si avvicinava da est. I cacciatorpedienieri della Marina giapponese hanno avvistato due incrociatori che sono scomparsi in direzione sud dietro la cortina di fumo accesa dopo che gli era stato intimato il chi va la'....Gli ufficiali della Marina ritengono che le imbarcazioni fossero incrociatori degli Stati Uniti''.

L'ombra dei banchieri dietro la programmazione della guerra

L'amministrazione americana non e' mai stata il vero attore delle guerre piu' recenti, ma solo una pallida comparsa, il comodo soggetto pubblico su cui riversare tutte le colpe. Le reali motivazioni che spinsero il presidente Roosevelt a condurre il popolo americano in guerra portano Roosevelt a condurre il popolo americano in guerra portano inequivocabilmente ad alcuni dei retroscena meno divulgati del secondo conflitto mondiale. Ecco per esempio cosa e' clamorasamente 'sfuggito' agli storici della versione ufficiale : nell'estate del 1940 (prima dell'emanazione del protocollo McCollum), Roosevelt elaboro' un piano di politica estera volto a isolare economicamente il Giappone e le forze dell'Asse con una serie di embarghi. Ma la circostanza quantomeno anomale e' che la Casa Bianca stava operando al contempo con riservatezza per garantire a questi stessi Paesi nemici la scorta di risorse energetiche a loro necessarie per intraprendere una lunga guerra proprio contro gli Stati Uniti e i suoi alleati.
Roosevelt scelse di dare corso alle vere provocazioni (del protocollo McCollum) solo quando il Giappone venne ritenuto in grado di sostenere il conflitto. Pertanto i giapponesi ricevettero tutto
l'approvvigionamento di materie prime (in particolare il petrolio) di cui avevano bisogno persino durante il proclamato embargo. Nei mesi di luglio e ottobre del 1940, in pieno regime di apparente isolamento economico del Giappone, il Call Bullettin di San Francesco fotografo' degli operai sul molo del porto cittadino mentre stavano tranquillamente provvedendo allo stoccaggio di numerosi container nelle stive di due navi da trasporto nipponiche. Si trattava della Tasukawa Maru e della Bordeau Maru; entrambe vennero caricate con ingenti quantita' di quel materiale ferroso di cui aveva fortemente bisogno l'industria pesante giapponese, un Paese ritenuto ufficialmente ostile. Una volta terminate le operazioni di carico, il naviglio prese il largo e fece rotta verso la madrepatria. Ma non si tratto' solo di un caso isolato, perche' la scena era destinata a ripetersi in modo quasi surreale per tutto il 1940 e il 1941, persino dopo lo scoppio' del conflitto.

La vicenda in questione non era certo sfuggita ai servizi segreti americani, che annotarono tutti gli spostamenti delle navi da trasporto giapponesi.

Fonte :
Rivelazioni non autorizzate di Marco Pizzuti


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