martedì 26 maggio 2015

KOVACS ANDRAS, CITTADINO UNGHERESE, RACCONTA COME VIKTOR ORBAN HA GESTITO IL PROBLEMA DELL'IMMIGRAZIONE

''Sono convinto che è un approccio pericoloso se dichiariamo che non esiste nessun problema e spalanchiamo le porte per far entrare chiunque voglia entrare. I fatti parlano chiaramente, c’è un’enorme pressione di migrazione sull’Europa di oggi.”
Veni, Vidi, Vici…Viktor Orbán di nuovo ha dato una lezione agli eurocratici tonti.
C’è una pressione di migrazione enorme sull’Europa…Chi altro potrebbe sentirlo meglio sulla propria pelle se non il cittadino italiano. Ogni giorno arrivano centinaia, migliaia di immigrati in Italia. I più fortunati arrivano…agli altri tocca invece sfortunatamente la morte senza senso.   
Lo stesso viene risentito anche da tanti cittadini ungheresi. Dai paesi più poveri dei Balcani e dalle viscere profonde dell’Asia ogni giorno arrivano centinaia di persone con contrabbando in Ungheria. Ormai è un’immagine abituale davanti agli uffici comunali e alle polizie dei comuni di confine il gruppo di rifugiati composto da persone nullafacenti di origine africana ed asiatica. Nei loro occhi la paura, la perplessità, la disperazione. Sono arrivati perché gli avevano promesso del bello e del buono. Gli hanno promesso il benessere europeo per loro inconcepibile ed inimmaginabile. Assistenza sanitaria, cibo in abbondanza, case confortevoli. Una volta arrivati capiscono di essere stati ingannati. Neanche qua tutti sono benestanti e ricchi, neanche qua tutto è dovuto gratuitamente. Bisogna lavorare, spesso lungo tutta la vita. Lavorare avendo terminato precedentemente degli studi, conoscendo la lingua, avendo una famiglia, una comunità di appoggio, una rete sociale per cui loro stessi ed i loro antenati avevano lavorato sodo, avendo dei beni che erano stati accumulati attraverso le varie generazioni, quindi avendo uno sfondo per la vita di qua. I profughi immigrati di tutto questo non hanno niente. Né la conoscenza generale, né la conoscenza della lingua, né i rapporti, né una comunità, né la rete sociale e neanche i beni. Non hanno altro che la loro vita ed anche quella è affidata alla gentilezza altrui. E questo purtroppo nel loro caso persiste per un lungo periodo di tempo. In questa situazione esistono ragionevolmente due soluzioni. L’Europa accoglie tutti e prende la responsabilità di mantenere tutti con i beni prodotti dai propri cittadini per anni, magari per decenni. Gli dà da mangiare, i vestiti, li cura, gli assicura un’istruzione e gli garantisce un’abitazione perché nell’Europa colpita dall’alto tasso di disoccupazione, ovviamente queste persone non riescono ad entrare nel mercato del lavoro.   
L’altra soluzione è che dichiariamo che questo non può andare avanti così. Dichiariamo che l’Europa è solidale con tutti quelli che sono in pericolo per la loro origine o per la loro fede. Se si rifugiano da noi li proteggiamo e se la situazione si stabilizza possibilmente appoggiamo il loro ritorno a casa. Ma non accogliamo quelli che sono attratti solo dal benessere europeo e per decenni richiedono il mantenimento da parte dei cittadini europei senza una minima possibilità di reciprocità. Se arrivano li mandiamo indietro da dove sono partiti in modo conseguente perché loro non sono profughi, ma solo degli immigrati economici partiti nella speranza del benessere. In Europa fino a poco tempo fa la prima soluzione era la pratica comune. Ma per oggi l’Europa si è riempita. I suoi cittadini colpiti dalla disoccupazione e dalla crisi fanno sempre più fatica a capire perché le tasse che pagano non vengono usati per creare posti di lavoro anziché spenderle senza fine e senza senso per gli immigrati economici.   
I regnanti leader di opinione liberalisti e di sinistra fino a poco tempo fa riuscivano a far credere dalla maggior parte delle persone che questo era buono e giusto così. Ma che cosa vedeva il cittadino italiano, spagnolo, svedese, francese, tedesco ed ungherese? Che più immigrati economici aiutiamo, più ne arrivano. Se aiutiamo una famiglia, ne arrivano subito altre due. E questo aiuto non ha nessun risultato. La folla che influisce non arriva principalmente dalle vecchie colonie, già con una conoscenza di lingua e con rapporti familiari già presenti. No. Loro non parlano la lingua e non possiedono rapporti familiari. Semplicemente non sussiste nessuna condizione per vivere una vita normale qua da noi. In questa situazione, forse ormai nell’ultima ora, quando si può ancora fare qualcosa sono arrivati i politici europei che hanno avuto il coraggio di dire che così non può andare avanti. Berlusconi, Cameron, Hollande e Viktor Orbán. Anzi, non solo hanno pronunciato ciò che sempre più cittadini europei pensano, ma hanno avuto anche il coraggio di agire. In Ungheria per esempio la questione dell’immigrazione è stata cancellata dalla lista degli argomenti tabù. Viktor Orbán ha pensato che, non era sufficiente che alle elezioni democratiche aveva ottenuto la delega a governare dal 2/3 della popolazione, ma che fosse giusto chiedere agli elettori con una cosiddetta consultazione nazionale su cosa deve fare il governo ungherese con la massa degli immigrati economici sempre più numerosa e sempre più difficile da gestire. I liberali ed i leader di opinione della sinistra europei subito si sono movimentati. Perché finora loro dichiaravano di agire nel nome del popolo, che la loro parola era la parola dei cittadini. Solo che da questo sondaggio consultazione che riguardava l’opinione di milioni di persone è riemerso che il popolo ne pensa ben diversamente da loro. E di questo hanno tanta paura, se salta fuori che esiste un paese a cui non si può forzare l’ideologia liberale stupida e demagogica. Perché queste cose secondo le esperienze non si fermano mica ai confini ungheresi. 4-5 anni fa gli altri discorsi simili di Orbán -che hanno fatto cadere delle tabù- hanno dato un esempio. Le tasse alle banche, le tasse settoriali, le tasse alle multinazionali tanto maledette dai liberali e da quelli della sinistra, oggi sono ormai una pratica comune quasi in tutti i paesi dell’Unione Europea. Se Orbán avrà successo nella questione dell’immigrazione allora potrebbe facilmente accadere che presto i politici che agiscono secondo i suoi criteri saranno in maggioranza nell’Unione mettendo così un altro grande chiodo nella bara del liberalismo che divinizza la multiculturalità sfrenata. Orbán durante l’ultimo dibattito a Bruxelles ha dichiarato ciò che secondo i liberali è il pensiero satanico: „Noi parliamo direttamente ed apertamente anche di questo fatto e facciamo sapere il nostro parere. Che noi ungheresi vorremmo che l’Europa restasse degli europei e vorremmo conservare anche l’Ungheria per il paese degli ungheresi.” Se abbiamo un po’ di razione, capiamo subito che in Europa tutte le persone con un po’ di sale in zucca hanno gli stessi sentimenti e ritengono normale questo. Sicuramente la maggior parte degli italiani vorrebbe che i suoi nipoti, pronipoti fossero italiani in Italia. Vuole centellinare buoni vini italiani con una buona pasta italiana. Neanche gli italiani vorrebbero diventare minoranza nella terra dei loro antenati. E neanche i francesi, gli svedesi, i tedeschi e gli spagnoli lo vorrebbero. Nessuno lo vorrebbe. In pratica di questo ha parlato Orbán Viktor a Bruxelles. Ha detto finalmente davanti al pubblico europeo ciò che ogni persona con un po’ di intelligenza pensa di questo argomento.
Ai liberali sciocchi „te lo dico io” non è rimasta altra arma che urlare con bocca sbavante, raccontare calunnie e una montagna di bugie. Orbán li ha disonorati davanti al pubblico dell’Europa e da questo punto di vista è completamente indifferente cosa scrive il media dei gruppi di interesse nelle mani della sinistra e dei liberali. Chi ha visto e sentito Viktor Orbán ha potuto di nuovo realizzare che il Primo Ministro ungherese parla del problema reale ed è lui che offre una soluzione reale. Orbán ha parlato nella lingua dei cittadini europei, ha verbalizzato i loro pensieri, le loro paure, le loro preoccupazioni ed ha affrontato gli eurocratici con i loro difetti dicendo: „Sono convinto che è un approccio pericoloso se dichiariamo che non esiste nessun problema e spalanchiamo le porte per far entrare chiunque voglia entrare. I fatti parlano chiaramente, c’è un’enorme pressione di migrazione sull’Europa di oggi.”
E’ sano di mente chi mette in dubbio questo? Evidentemente no. Orbán non a caso si è presentato di nuovo all’incontro del Parlamento Europeo. Voleva che queste parole venissero sentite da un pubblico ampio. Talmente ampio da non poter più mettere la polvere sotto il tappeto. Che la strategia ha funzionato, lo dimostra bene il fatto che in Germania, nella roccaforte dei liberali e di quelli di sinistra, nel giornale di prestigio, l’autore di prestigio il giorno successivo ha condiviso con i lettori gli stessi identici pensieri, argomenti e risultati di cui il Primo Ministro ungherese aveva parlato. Orbán inoltre ha girato indietro „l’arma della libertà” maestrevolmente contro i liberali: „L’Ungheria sostiene l’idea europea sulla libertà di espressione, infatti vuole decidere da se sul volere o no degli immigrati.” Tutti possono percepire che è finito il monopolio di opinione, è finito in Europa quel periodo quando sulla libertà di espressione intendevano avere lo stesso parere dei liberali e non è permesso avere altre opinioni. Il che evidentemente è una sciocchezza, ma finora nessun politico leader europeo ha avuto il coraggio di dirlo. Orbán anche in questa lotta ha avuto un ruolo da pioniere, ha dato una lezione agli eurocratici sciocchi. Viktor Orbán ormai due volte è venuto, ha visto e ha vinto. Possiamo essere sicuri che il Primo Ministro ungherese di nuovo troverà seguaci, compagni nell’Unione Europea. Il Primo Ministro britannico che ha vinto per grande dispiacere e dolore degli eurocratici, vuole personalmente consultare con Viktor Orbán sul da fare insieme. Sicuramente non saranno solo in due per lungo tempo…L’Europa ed i paesi storici dell’Europa semplicemente passeranno oltre alle sciocchezze dei liberali eurocratici, perché sono consapevoli che Europa continua ad essere europeo, oppure non ci sarà più.           
Kovács András ,Károly Szamosszeghy Bodó
contatti: bundi01@vipmail.hu




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